Referendum sulla giustizia – a cura di Avv. Cecilia Cusi


Avv. Cecilia Cusi – Avvocati Liberi

Il 12 giugno prossimo si voterà per i referendum sulla giustizia.

La maggioranza della magistratura non è d’accordo con la riforma contro la quale, con toni accesi, ha alzato gli scudi, proclamando uno sciopero che ha riportato larga adesione.

Non mi preme entrare nel merito delle ragioni dei magistrati, ma voglio esprimere una valutazione sulle argomentazioni portate da taluni giudici che si sono dichiarati in aperto disaccordo, rivendicando la loro funzione di Giudici e non di bravi funzionari in ossequio al giuramento fatto alla Costituzione.

Sono certamente parole bellissime, concetti giusti e profondamente corretti ma sarebbe auspicabile, se non addirittura scontato, che sempre e soprattutto oggi, ad esse facessero seguito fatti e prese di posizione forti sebbene scomode.

Ed invece, le pronunce che vengono rese dai giudici sia amministrativi che delle sezioni lavoro appaiono puntualmente come provvedimenti emessi non da magistrati fedeli e leali alla carta fondamentale ma da funzionari governativi che difendono con le unghie e con i denti quelle norme emanate dal governo come se fossero proprie ed ad esse e non alla Costituzione avessero prestato giuramento.

Le motivazioni poste alla base di queste pronunce che puntualmente ribadiscono la correttezza tout court dell’intero sistema emergenziale (dalla quarantena, all’obbligo vaccinale, passando per le mascherine ed il green pass) sono illogiche, errate, sciatte sommarie ed, addirittura, in evidente contrasto con il dettato normativo la cui osservanza vanno richiamando.

La motivazione opposta dai giudici è certamente una grande garanzia di giustizia ma, purtroppo, la giustizia non si trova nei provvedimenti resi, neppure un accenno.

Le conseguenze sono drammatiche.

Non soltanto perché le legittime istanze dei cittadini costretti a sottoporsi ad una vaccinazione che si è dimostrata superflua e pericolosa vengono ripetutamente respinte, ma soprattutto perché questa magistratura pare aver abdicato alla propria indipendenza, asservendosi ad un esecutivo che ha esautorato le funzioni del parlamento.

Chissà, mi chiedo, se Piero Calamandrei, grande giurista ed avvocato che ha combattuto contro un regime che è costato infiniti lutti e miserie al nostro Paese, riscriverebbe oggi il suo Elogio ai Giudici.

Sono certa che alcun elogio avrebbe spinto il Calamandrei, che oggi si rivolgerebbe a loro ricordando che l’indipendenza dei magistrati è un duro privilegio, che impone il coraggio di restar solo con sé stesso, a tu per tu, senza nascondersi dietro il comodo schermo dell’ordine superiore o di un abbrivio correntizio.

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