Effetti Lucifero – Avv. Denise Serena Albano

Avv. Denise Serena Albano

Di cosa siamo capaci?

In questi ultimi due anni abbiamo assistito a comportamenti che difficilmente possono essere definiti “umani”.  Ma è davvero colpa della pandemia? Della paura del virus?  O piuttosto la malvagità fa parte dell’essere umano e diventa spietata quando è legittimata proprio dall’”Autorità”?

L’odio, la discriminazione, gli abusi: tutto il marcio della società e dell’essere umano è venuto fuori senza vergogna per volere della stessa “Autorità” che lo ha legittimato.

Ciò mi ha ricordato un esperimento condotto dal Professor Philip Zimbardo nel  lontano 1971.

Quello che è accaduto in Italia può  infatti essere paragonato a ciò che accadde negli scantinati della Stanford University in un esperimento sulle carceri che fece la storia della psicologia e non solo perché volle indagare la natura umana, ma perché le conseguenze furono drammatiche.

Già dieci anni prima, nel 1961 – mentre era in corso a Gerusalemme il processo celebrato all’ex funzionario nazista Adolf Eichmann, responsabile del trasferimento di centinaia di migliaia di ebrei verso i campi di sterminio – lo psicologo sociale Stanley Milgram, nell’università di Yale, aveva congegnato un originale esperimento per testare fino a che punto le persone sarebbero state disposte ad obbedire all’autorità. In sintesi, Milgram aveva reclutato alcuni volontari convincendoli che avrebbero partecipato ad un esperimento sulla memoria e sugli effetti dell’apprendimento, chiedendo loro di sottoporre ad alcuni test mnemonici altre persone (queste ultime attori complici di Milgram), e di infliggere scosse elettriche – non reali, ovviamente, ma che i volontari credevano tali – sempre più intense a fronte degli errori degli “allievi”. L’esito dell’esperimento fu sconcertante: la grande maggioranza dei volontari, condizionata dalla situazione di serietà del contesto e dall’autorevolezza del gruppo di ricerca, fu disposta consapevolmente ad aumentare le scosse elettriche sino ad una intensità che, se fosse stata reale, avrebbe determinato la morte degli “allievi”: e ciò nonostante i volontari sentissero nell’altra stanza gli allievi (che, lo ricordiamo, erano attori) urlare di dolore.

Lo stesso risultato emerse anche nel famoso esperimento del Prof. Zimbardo. Gli studenti suddivisi in due categorie “guardie” e “prigionieri” cominciarono a mostrare seri segni di dissociazione dalla realtà, disturbi psicologici, fragilità e sadismo a seconda dei casi.

I partecipanti  si uniformarono  ai ruoli sociali  fortemente stereotipati come quelli delle guardie carcerarie. L’ambiente, ovviamente, costituì un fattore determinante il manifestarsi del comportamento brutale delle guardie, poiché prima dell’esperimento nessun partecipante  aveva mostrato tendenze a comportamenti sadici.

Ma attenzione: l’impatto che il ruolo di direttore del carcere ricoperto proprio da Zimbardo ebbe durante l’esperimento fu determinante: la sua autorità ha aiutato a legittimare il comportamento vessatorio delle guardie.

In Italia qualcuno ha voluto creare un processo di deumanizzazione: quell’effetto “Lucifero” che porta l’individuo a ridurre le persone a “cose”.

Ma noi restiamo esseri umani “pensanti”. Esperimento fallito.

 

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