Oggi la politica non ha più senso e valore, i partiti attuali non rappresentano più il popolo.
Non abbiamo armi giuridiche per impedire la corruzione, la follia o per combattere l’incompetenza dei nostri rappresentanti. La nostra Costituzione in questo non ci aiuta, le leggi sono state costruite proprio per rendere inattaccabili i traditori del mandato popolare. La ns. amata Costituzione è diventata una tutela per i voltagabbana e la legge elettorale non è stata cambiata nonostante la sua dichiarata incostituzionalità!
Della sfiducia nelle istituzioni ormai se ne sono resi conto anche i nostri politici già eletti da una minoranza degli italiani e legittimati da una legge incostituzionale e da vari emendamenti posti in essere ad hoc per impedire il libero esercizio delle preferenze e del voto.
La mancanza totale di comunicazione da parte dei mass media sul referendum proposto per avere la libertà di scegliere i propri rappresentanti non arriva alla popolazione come una priorità.
I nostri politici, anziché mettere mano alla legge elettorale (d’altra parte nessuno di loro è disposto a mettere a rischio la propria poltrona), nel timore che per il prossimo futuro i cittadini italiani disertino in massa le urne, sono corsi ai ripari e hanno ripreso a parlare della concessione della cittadinanza agli stranieri in Italia.
Uno degli obiettivi primari dei nostri politici è oggi la modifica dell’attuale legge sulla cittadinanza.
Cosa prevede la normativa attuale?
La legge di riferimento è la n. 91 del 1992, che si basa sul c.d. ius sanguinis, cioè la trasmissione della cittadinanza italiana da genitore a figlio. Lo ius soli, in base al quale la cittadinanza si acquisisce per il fatto di essere nati sul territorio dello Stato (già adottato da diversi paesi europei), in Italia è previsto raramente, per esempio nel caso di figlio di ignoti o di apolidi.
Acquista la cittadinanza anche il minore straniero adottato da un cittadino italiano e il figlio minore di un cittadino straniero che ha acquistato la cittadinanza italiana. Il coniuge straniero di un cittadino italiano acquista la cittadinanza quando risiede qui da almeno 2 anni dalla data di celebrazione del matrimonio o dopo 3 anni se risiede all’estero. I termini sono dimezzati se dall’unione è nata prole.
Uno straniero può ottenere la cittadinanza per naturalizzazione: può richiederla dopo 10 anni di residenza legale in Italia, ridotti a 5 anni per coloro cui è stato riconosciuto lo status di apolide o di rifugiato e a 4 anni per i cittadini di Paesi dell’Unione europea.
I figli di cittadini stranieri che nascono in Italia e vi risiedono ininterrottamente fino al compimento della maggiore età possono, entro un anno dal compimento dei 18 anni, dichiarare di voler acquisire la cittadinanza. I tempi burocratici per ottenerla, tuttavia, vanno dai tre ai quattro anni.
La proposta di Forza Italia, denominata Ius Italiae, si articola invece su tre punti cardine:
- Cittadinanza per chi completa l’obbligo scolastico: riconoscimento del diritto di cittadinanza per i ragazzi che hanno frequentato l’intero ciclo scolastico obbligatorio in Italia.
- Restrizione dello ius sanguinis: limitazione a due generazioni della possibilità di richiedere la cittadinanza per discendenza.
- Semplificazione delle procedure: previsione di tempi certi per la risposta alle richieste di cittadinanza, con un limite massimo di 12 mesi.
La proposta di legge, al centro del dibattito politico negli ultimi anni, è lo Ius Scholae: che prevede la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana al termine di un ciclo di studi. In particolare, i requisiti richiesti sono:
la nascita in Italia o l’arrivo entro una certa età (ad esempio, 12 anni),
la residenza legale e continuativa,
la frequenza regolare di almeno 5 anni di scuola.
A questo punto non è difficile fare i conti e capire perchè i nostri politici, lungi dall’essere civili e democratici, inclusivi e tolleranti continuano a consentire l’ingresso in Italia a cittadini extracomunitari senza esercitare su di loro alcun controllo.
L’11,2% della popolazione italiana è rappresentata da giovani stranieri.
Secondo i dati dell’ultimo report del Ministero dell’Istruzione e relativi all’anno scolastico 2019/2020, gli alunni con cittadinanza straniera dalla scuola dell’infanzia alla secondaria sono 876.801, pari al 10% della popolazione scolastica, e per quasi due terzi (573.845) sono nati in Italia. Con lo ius scholae potenzialmente circa 300.000 ragazzini avrebbero diritto a diventare italiani entro i prossimi 5 anni.
Pochi oppositori criticano lo ius scholae, perché consentirebbe a chiunque di ottenerla per il sol fatto di aver frequentato cinque anni di scuola (inclusi anche corsi di formazione), anche senza aver concluso il ciclo di studi e quindi senza alcuna verifica circa l’apprendimento della lingua italiana.
Secondo la stima della Sedu si parla di oltre i 3-4 milioni di cittadini stranieri.
Con l’approvazione dello ius scholae i nostri attuali politici si assicurerebbero, entro i prossimi 5 anni, l’elettorato. Hanno bisogno di essere legittimati. E chi lo farà? Non certamente gli italiani, traditi da ognuno dei partiti, destra, sinistra, centro destra e centro sinistra, oggi privi di reale significato, ma lo faranno gli stranieri, i nuovi italiani, quelli per i cui diritti oggi si battono tutti i partiti in una strana alleanza e comunanza di intenti, schermandosi dietro la falsa narrazione di inclusione, democrazia e giustizia. Cosa prometteranno ai nuovi italiani? Una totale integrazione, tutti i privilegi degli italiani (forse maggiori privilegi) e qualche manciata di soldini, magari con un bel “reddito di inclusione”!.
Per questo l’intero Parlamento, ignorando questioni molto più importanti (come ad esempio la carenza di posti di lavoro e la difficoltà degli italiani di arrivare a fine mese, l’impossibilità di accedere alle cure, tanto per dirne qualcuna) oggi lavora e discute sullo ius scholae!
Ma è veramente necessario il cambiamento della legge attuale o serve ad assicurarsi un elettorato per mantenere uno status elitario? Su questo tema destra e sinistra, chissà perché, sono sempre d’accordo!.