Il Ministero della salute con l’ordinanza del 28 aprile 2022 ha prorogato a partire dal 1 maggio fino alla data di entrata in vigore della Legge di conversione del D.L.24/2022 e comunque non oltre il 15 giugno le disposizioni sull’uso delle mascherine. Sono ancora obbligatorie le FFP2 per mezzi pubblici (aerei, bus, metro, treni e navi) e per gli spettacoli al chiuso (come tatri e cinema).
La novità riguarda il fatto che l’uso delle mascherine sia raccomandato in tutti i luoghi al chiuso pubblici o aperti al pubblico.
Sebbene la Circolare abbia delle disposizioni chiare, l’Italiano medio non riesce proprio ad accettare il cambiamento. La “raccomandazione”, infatti, ha creato diversi problemi soprattutto perché non siamo più abituati a pensare con la nostra testa ed abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica cosa fare e come farlo.
Siamo stati addestrati in questi due anni ad attendere gli ordini dall’alto ed ora, dinanzi ad un consiglio con il quale si dice “dovresti farlo, ma sei libero di scegliere” andiamo in piena crisi! Insomma, il Ministero ha deciso che non era più necessario, che poteva lasciarci finalmente “liberi” e noi, dinanzi alla libertà ci siamo spaventati. Che significa raccomandazione? Ci vuole o non ci vuole la mascherina? E perché è stata solo raccomandata?
Pensiamoci bene: la differenza tra obbligo e raccomandazione qual’è?
La norma imposta da una legge è corredata sempre da una sanzione, la raccomandazione ovviamente no. Il motivo è che la norma sarebbe inefficace senza sanzione, ed inoltre la valutazione del legislatore sull’imposizione di un obbligo è strettamente legata alla valutazione sulle conseguenze del mancato rispetto di quella disposizione. Nel caso delle mascherine, l’obbligo è stato imposto in quanto l’utilizzo (non) è servito a contenere il contagio. Quindi, laddove è decaduto lo stato di emergenza e laddove è stata appurata la quasi inutilità della misura sul contenimento del contagio come prendere questa raccomandazione? Nonostante ciò nel settore del lavoro privato è stato firmato il “Protocollo condiviso di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus SARS-CoV-2/COVID-19 negli ambienti di lavoro”, sottoscritto in data 24 aprile 2020 e prorogato da ultimo in data 4 maggio 2022 con il quale è stato previsto che sui luoghi e negli ambienti di lavoro privato relativi alle attività produttive, industriali e commerciali (ad es., bar, ristoranti, negozi ed attività commerciali), in tutti i casi di condivisione degli ambienti di lavoro, al chiuso (ad es., nelle cucine, nelle mense, nei bar) o all’aperto, è comunque obbligatorio l’uso delle mascherine chirurgiche o di dispositivi di protezione individuale di livello superiore. Addirittura il protocollo è stato richiamato, come se fosse una fonte normativa, dall’ordinanza della Regione Campania denominata appositamente “atto di richiamo e raccomandazione”.
Il Protocollo non può essere inteso come misura vincolante perché nasce per fornire indicazioni operative e attua le prescrizioni del legislatore e le indicazioni dell’autorità sanitaria. Quindi, come può imporre un pluris rispetto alla normativa in vigore e alle raccomandazioni del Ministero? Nonostante non vi sia alcun obbligo di legge, l’uso della mascherina è diventata una consuetudine, un obbligo morale a cui sentiamo di dover obbedire per paura del giudizio degli altri.
Sebbene lo stato di emergenza sia terminato ed i contagi siano in netto ribasso, il cittadino non si sente più libero di pensare e di agire con il semplice buon senso.
Un consiglio: quando entrate in un luogo pubblico o privato non mascherati, laddove l’uso della mascherina è solo raccomandato e qualcuno vi chiede di indossare il d.i.p., non state violando la legge ed al vostro rifiuto non segue alcuna sanzione, pertanto, rispondete pure: “Grazie, mi raccomando da solo!”.