Il meraviglioso viaggio verso la riscoperta della libertà e dell’amore per il diritto e per la vita.- a cura di Avv. Denise Serena Albano


Avv. Denise Serena Albano- Avvocati Liberi

Quando si pensa all’Avvocato, lo si suole immaginare con quella toga nera sulle spalle “che gli copre l’anima”, intento a discutere l’arringa difensiva davanti al collegio di magistrati.

Quello a latere, fintamente occupato a scrivere qualcosa (ma state certi che non prende appunti, sono solo disegnini concentrici su un foglio bianco), mentre il Presidente osserva con occhi impenetrabili ma significativi.

Chi ha calcato le aule di giustizia per molto tempo riesce addirittura a fare pronostici sull’esito del giudizio solo sulla base della faccia del Magistrato quel giorno e dei segni ancestrali che quella mattina l’Avvocato ha colto.

Ovviamente, il processo spesso culmina con una sentenza dal contenuto diametralmente opposto a quello che ci si aspettava…eppure il Magistrato quel giorno era particolarmente attento, sorridente, e fuori c’era il sole.

In fondo, sovente è una questione di coincidenze. Tutti gli elementi devono incastrarsi perfettamente al momento giusto, come un puzzle.

Ma in quelle aule di giustizia si respirava tutto, l’angoscia di chi deve essere sottoposto a giudizio e dei suoi familiari spesso presenti in aula, la tensione dei testimoni ed i loro vuoti di memoria, la requisitoria giustizialista del Pubblico Ministero, la trepidante attesa della sentenza. L’adrenalina del contraddittorio, il “colpo di scena”, l’umanità in tutte le sue dimensioni, anche di crudeltà, rendevano la professione forense la più bella per eccellenza. Poi tutto è cambiato, nessuna attesa, nessuno sguardo, niente pronostici.

Nessuna coincidenza. Nemmeno il fato. La sentenza? Scontata: solo l’esito di un algoritmo matematico, quello che all’apice della follia generale qualche potente vorrebbe imporre con lo scopo evidente di annientare ciò che di umano è rimasto. Siamo tutti sostituibili – in fondo – come macchine. Non esiste il “caso umano” in tutte le sue variabili e sfaccettature, non esiste la libera interpretazione del diritto e la sua applicazione a quello specifico caso concreto, non esiste il dubbio, non c’è la dimensione umana della giustizia. In questo mio cammino sono stata catapultata in un mondo buio che non conoscevo, fatto di Magistrati senza volto, di legge senza ratio, di pene senza delitti.

E’ il momento di togliere la toga dalle spalle mi sono detta.

Eppure, per esser degna di quella toga, ho lottato come un gladiatore nell’arena perché per alcuni ideali, vi assicuro, si è disposti anche a morire. Poi però, in questo cammino buio, ecco che succede qualcosa. Un segno, un colpo di scena, un cambio di rotta.

E’ una fatalità come tale imprevista e imprevedibile.

Non ci sono formule matematiche ma solo spirito e anima. In quel preciso istante mi sono risvegliata perché capace di cogliere i segnali che la vita generosamente ha voluto donarmi. Questi segnali, per mia immensa fortuna, li ho saputi riconoscere.

Tornata a casa da questo viaggio, rimessa la toga sulle spalle ho varcato l’aula di Tribunale fiera, felice, libera, riscoprendomi perdutamente innamorata del diritto e della vita.

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