*** DOMENICA LIBERA ***

 

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Apriamo la nostra “Domenica libera” con una poesia del Prof. Paolo Sceusa e con la certezza che nessun gelido inverno potrà mai impedire l’arrivo della primavera.

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Mi chiamo Raffaele Ranucci, sono dipendente pubblico del Ministero del Lavoro dove mi occupo di terzo settore ho compiuto 50 anni a fine novembre e per questo sono finito nel girone (chissà Dante come lo definirebbe…) degli obbligati, dei sanzionati e dei sospesi. La mia vita lavorativa è strettamente legata al Terzo settore, sono stato per un breve periodo Segretario del Forum terzo settore del Lazio, ho fatto parte e costituito molte realtà associative poi sono diventato dipendente del Ministero del Lavoro; molte mie esperienze di vita, educative, di studio e lavorative hanno fatto e fanno parte del mondo dell’associazionismo e del volontariato.

Il 15 febbraio 2022, mi sono ritrovato, per la seconda volta nella mia vita, a fare una scelta la cui natura appare quella dell’obiezione di coscienza e sono stato sospeso dal lavoro. La prima volta che mi sentii chiamato a scegliere in questo senso ero ancora all’Università e ne vado tutt’ora molto orgoglioso, perché lo Stato mi aveva riconosciuto con legge che per motivi di coscienza e per profondi motivi religiosi o filosofici o morali ripudiavo l’uso delle armi e della guerra, pertanto potevo prestare servizio civile in sostituzione di quello militare. Voglio che tutti si ricordino quante lotte e quante fatiche ci sono volute, da parte degli uomini che mi hanno preceduto, per far sì che io potessi firmare questa dichiarazione piuttosto che essere trattato come furono trattati loro: fuorilegge, eversivi irriverenti e nemici del bene per il proprio Paese e i propri concittadini.

Nel mio caso, la mia scelta è stata quella di aver effettuato la prima dose di vaccino, per poi decidere di non andare oltre, Io credo fermamente che la libertà sia un bene che solo la conoscenza può garantire. Ed io me la sono sempre garantita cercando di capire e mai di giudicare. Voglio quindi evidenziare come la mia scelta sia stata libera e ponderata, in linea con la libertà tutelata sia dai principi costituzionali, che a livello internazionale:

– Il Patto Internazionale relativo ai Diritti Civili e Politici all’art. 7 recita: “Nessuno può essere sottoposto alla tortura né a punizioni o trattamenti crudeli, disumani o degradanti. In particolare, nessuno può essere sottoposto, senza il suo libero consenso, ad un esperimento medico o scientifico”.

– Il Codice di Norimberga al primo punto sancisce quanto la persona coinvolta debba essere “nella condizione di poter esercitare un libero potere decisionale senza che si intervenga con la forza, con la frode, con l’inganno, con minacce o esagerando con qualsiasi forma di vincolo o coercizione”.

Si tratta di normative sovraordinate a quelle statali, a cui il nostro Governo non ha chiesto alcuna deroga (pur avendo la possibilità di farlo) e pertanto pienamente vigenti in territorio Italiano.

Riflettendo sul terzo settore mi ha molto colpito la presa di posizione di Amnesty International Italia, secondo la quale “il governo deve continuare a garantire che l’intera popolazione possa godere dei suoi diritti fondamentali, come il diritto all’istruzione, al lavoro e alle cure”, senza discriminazioni. Mi ha fatto molto effetto constatare di aver tirato un sospiro di sollievo a fronte dell’intervento di Amnesty la cui attività, generalmente, associo a problematiche gravi di violazione dei diritti umani. In effetti è proprio di questo che stiamo parlando: di un’Italia confusa, disorientata, che ha perso la sua capacità di conoscenza, discernimento e ponderazione, al punto da violare i diritti fondamentali dei suoi cittadini nel silenzio generale, e quindi nel pieno e complice consenso, anche dell’intero Terzo Settore. Sono seriamente preoccupato e profondamente amareggiato, perché le associazioni in cui ho vissuto, in cui ho creduto e alla cui attività ho indirettamente contribuito attraverso il ruolo che svolgo all’interno del Ministero, sono timide a pronunciarsi; mi dispiace, perché per più di 15 anni ho letto nei loro statuti che la solidarietà, l’uguaglianza e la lotta contro tutte le discriminazioni sono i principi su cui si fondano gran parte delle loro attività. In questo mese di sospensione ho potuto constatare che si sono create reti di mutuo aiuto e di disobbedienza civile, dettate da quei principi che sono propri del terzo settore. Penso quindi che, paradossalmente, non escluderei di costituire un’associazione che sposi i principi di difesa dei diritti della persona, costituzionali, a tutela in qualche modo di questa situazione aberrante, anche se di associazioni ed enti di questo tipo direi ne abbiamo moltissime, quindi potrebbe anche essere l’occasione per quest’ultime di evidenziare questo tipo di situazione; oppure vado oltre, in un prossimo futuro non escluderei che noi sospesi, obiettori, insegnati, sanitari, poliziotti, universitari ecc.. saremmo tutelati e partecipi, che so, di un progetto finanziato dalla mia direzione generale, uno di quei tanti progetti che nel tempo ho imparato a valutare, monitorare, conoscere e apprezzare.

Da oggi la mia condanna è finita (seppur temporanea) in quanto mi sono ammalato di COVID, e con profonda amarezza potrò di nuovo tornare a lavorare ed avere uno stipendio; amarezza perché troverò un ambiente lavorativo ostile che mi considererà pur sempre un delinquente o un fuorilegge in quanto dopo questo feroce attacco alla dignità dei lavoratori non ho avuto alcuna solidarietà e comprensione da nessuno, credo quindi che attualmente, in una società così lacerata, il compito odierno di tutti quanti noi sia quello di trovare sì un vaccino, ma contro l’odio, l’indifferenza che si trincera dietro ad una non-meglio-identificata fiducia verso le istituzioni e la politica, la discriminazione verso una parte della popolazione che ha manifestato una propria libera scelta, tra l’altro tutelata a tutti i livelli di legge.

Raffaele Ranucci


Numerosi sono gli episodi illegalità trasformata in ragion di di Stato consumatisi in questa nostra straziata terra negli ultimi due anni che, in maniera martellante, i media nostrani manipolano e rimbalzano come un flipper impazzito.

Sembra che ogni giorno ne accada una, e ciascuna mette alla prova il livello di dissonanza cognitiva generalizzata, proponendo e propinando puntualmente un’origine colposa e a carico di ignoti per cui, se e quando vengono aperti dei fascicoli, sono puntualmente destinati a finire nel solito void del nulla di fatto, nell’archiviazione e nella mancata individuazione e punizione dei colpevoli.

Ma mi rivolgo a voi, cari PM e magistrati, veri responsabili di questo scempio italico, ultimo tassello che l’intimidazione e la corruzione dilagante hanno posto per gran parte al soldo e al servizio della ragione di stato (e come potrebbe essere diversamente, quando non siete altro che dipendenti di una corporazione iscritta nei registri della Securities and Exchange Commission di Washington DC?): ma adesso che milioni di uomini e donne si sono riversati nelle piazze e non accennano a retrocedere di un millimetro dalle proprie posizioni, non avete paura?

Non tremate all’idea che il popolo, all’apice dell’esasperazione, una volta che vi avrà individuato, potrebbe fare scempio della vostra immagine pubblica?

Davvero siete così inermi di fronte al potere che vi controlla da non avere un minimo margine di autonomia, o vi fa solo comodo per non assumere su voi stessi la responsabilità di essere al servizio della causa del male comune che state facendo alla popolazione?

Perché a me, francamente, pare che il rischio, in questo momento, voi ve lo assumiate giocando con il piede in due scarpe e, anzi, con la rabbia sociale che si riversa nelle piazze (ancora, per carità, meritoriamente, in maniera non violenta) e la quantità di gente esasperata che dà la sensazione di vivere ogni istante seduti su una polveriera, mentre fumiamo una bella sigaretta, al posto vostro io mi darei un’improvvisa svegliata da questo torpore, quantomeno per dare un segnale di esistenza in vita.

Visto che quando emettete una sentenza, il vostro incipit è “in nome del popolo italiano” anziché “in nome del Governo italiano”, in caso continuaste a latitare, io avrei il reale timore, fossi nei vostri panni che, ben presto, la rabbia e l’espulsione sociale si riversi su di voi, e che al posto dei palazzi e dei boschi al rogo, degli onesti medici antisistema trovati appesi ad una corda, il popolo cominci a comprendere che siete voi a rendere concreta la guerra senza eguali mossa contro i cittadini italiani e siete sempre voi a neutralizzare i tentativi di difesa della cittadinanza.

Tremo dinanzi alle possibili conseguenze di questo asservimento fedele nei confronti, puntualmente, della parte sbagliata della storia.

Ma non temete, lo Stato la cui ragione difendete impunemente con la vostra omertà, i vostri abusi e la vostra omissione funzionale sta per giungere alla fine, sta per essere pignorata ed esiliata pezzo per pezzo e quando, nei nascenti tribunali popolari, verranno individuate le vostre responsabilità, forse vi pentirete di non aver eseguito il vostro dovere di fronte al popolo, di fronte alla Costituzione e di fronte a Dio.

Un ordine di desistere da ogni forma di oppressione dei diritti naturali degli esseri umani e di ristabilire la legalità con lo Stato di diritto è un vostro preciso dovere che, se omesso, graverà sulle vostre teste con la responsabilità senza possibilità di redenzione successiva. Negli Stati Uniti questo ordine è già stato legalmente dato ed in Italia inviato a tutte le procure italiane.

Giuseppe Rago

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