Denuncia per violenza privata art. 610 c.p. (generica)

PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO

IL TRIBUNALE DI______

Per tramite la Stazione dei Carabinieri (o Commissariato/Questura) di _________

ATTO DI DENUNCIA/QUERELA

Il/la sottoscritto/a ____________________________ nato/a a ____________ il __/__/____ e residente in ___________ alla Via ______________ n. ___, cod.fisc. ____________, tel __________, mail: ____________________, in qualità di persona offesa e danneggiato dal reato, espone e denuncia quanto di seguito

Sono un/a libero/a cittadino/a che in data ____ alle ore ___ (descrivere il fatto, le circostanze di tempo e di luogo, mettendo particolare attenzione ad evidenziale le condotte e i comportamenti eccessivi, violenti, minacciosi o prepotenti posti in essere dall’autore).

In seguito a tale condotta, il/la sottoscritto/a (descrivere quanto più precisamente quanto si è stati costretti a fare, tollerare o omettere in conseguenza della condotta del denunciato).

La condotta tenuta dal denunciato, oltre che motivata da un evidente intento discriminatorio, costituisce un chiaro atto di violenza privata.

Il delitto di cui all’art. 610 c.p., si configura quando chiunque, usando violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa; va da sé che, in prima battuta, nel momento stesso in cui siano poste in essere condotte di violenza o di minaccia, e che siano finalizzate ad imporre alla vittima un facere o un pati (elemento oggettivo del reato), il reato è da considerarsi integrato (consumato, se l’agente raggiunge il suo scopo, altrimenti solo tentato), (Cass. n. 15715/2012; Cass. n. 3609/2011; Cass. n. 7214/2006).

Si tratta di una norma avente carattere generale che include tutti quei fatti o atti od omissioni che non sono ricompresi, o in alcun modo contemplati in altre norme, cosicché l’ordinamento possa apprestare una tutela piena alla libertà di locomozione, alla libertà fisica e alla libertà morale di ciascun soggetto (in tal senso Cass. n. 4996/1998; Cass. n. 2664/1986, secondo cui il reato “…è ravvisabile ogni qualvolta non si configuri, per quel determinato fatto, una diversa qualificazione giuridica“.

Il bene giuridico oggetto di tutela è la libertà morale della persona, intesa come la sua intangibile facoltà di autodeterminarsi secondo le proprie convinzioni e secondo i propri ed autonomi processi motivazionali, che garantisca in positivo a ciascuna persona di essere e di sentirsi libera nell’ambito del rispetto della legge ed in virtù dei valori e degli alti principi costituzionali che costituiscono il fondamento dei diritti costituzionali.

Dunque qualsivoglia ingerenza altrui e comportamento violento e intimidatorio – che può pertanto essere definito come antigiuridico – che si espliciti in una forma di coartazione, diretta o indiretta, sulla libertà di volere o di agire tale da costringere quella persona a una ben determinata azione, omissione o tolleranza, consumerà il delitto di cui all’art. 610 c.p. (in tal senso Cass. pen. n. 4526/2011)

Si tratta di un reato comune che non richiede, ai fini della sua commissione, che l’agente abbia una particolare qualifica, o che rivesta uno specifico status o sia in possesso di uno specifico requisito personale e funzionale.

Per quanto concerne gli elementi costitutivi, la norma prevede due condizioni ai fini della configurazione del reato:

  • la violenza: questa può essere propria o impropria. Si può parlare di violenza propria per indicare quella violenza, sulle persone o sulle cose, che sia esercitata direttamente sulla persona anche per mezzo di uno strumento; si intende violenza impropria, l’utilizzo di un qualsiasi mezzo idoneo, esclusa la minaccia, a coartare la volontà del soggetto passivo, di talché ne risulti annullata la capacità di azione o determinazione.
  • la minaccia si intende la prospettazione di un male ingiusto e notevole, anche proveniente dal soggetto minacciante.

Sotto questo profilo, la condotta del denunciato è stata certamente violenta o minacciosa laddove ha ___________(ripetere in cosa è consistita la violenza o la minaccia).

Verificata la ricorrenza dell’elemento oggettivo, altrettanto evidente sarà la verifica dell’elemento soggettivo, che è di tipo generico, infatti già il solo fine di costrizione realizza il dolo, senza che sia necessario il raggiungimento di un fine determinato. La sola coscienza e volontà di costringere, mediante violenza o minaccia, un altro soggetto a fare, tollerare od omettere qualcosa integra l’elemento soggettivo del reato (dolo generico), (Cass. penale, Sez. V, sent. n. 4526 del 8 febbraio 2011).

Ciò premesso, la condotta del denunciato costituisce reato nel momento in cui la sottoscritta è stata costretta, con la violenza o la minaccia sopra descritta, (ripetere a cosa si è dovuti sottostare, tollerare o omettere).

Invero, la pretesa avanzata dal denunciato e sorretta dalla violenza o minaccia sopra descritta, non sarebbe nemmeno giustificata dalla disciplina in materia e dal decreto legge 52/2021 convertito con modificazioni dalla L. 17 giugno 2021, n. 87, nonché integrato dal decreto 105/2021, 111/2021 e 127/2021, per cui oltre al titolo di ingresso è necessario possedere ed esibire il certificato per avere accesso, senza che ulteriori ostacoli, men che meno di natura sanitaria o etica, possano chicchessia sopraffare il mio diritto personalissimo alla tutela alla salute, pretendendo la sottoposizione a trattamenti sanitari senza alcun obbligo ed oltre i casi previsti dalla legge.

Trattasi di una violenza anche morale, coercitiva, tendente a coartare la mia libertà di autodeterminazione per poter esercitare un altro diritto personale, in assenza però di una regola legislativa che lo consenta, in particolare ad un soggetto privato e dipendente di un esercente commerciale.

Il denunciato, dunque, non poteva costringermi come ha fatto, a non entrare in un luogo aperto al pubblico o sul posto di lavoro, opponendo peraltro una motivazione discriminatoria, razzista e dimostrativa di un illecito trattamento dei dati personali sensibili, in quanto evidentemente a conoscenza della mia condizione fuori dai casi consentiti.

Alla luce di quanto sopra esposto, io sottoscritto/a ______________, come sopra meglio individuato/a, elettivamente domiciliato/a in _________ presenta formale

DENUNCIA-QUERELA

e chiedo che si proceda nei confronti di ________________ (o nei confronti di ignoti di cui si chiede l’identificazione) per il reato di cui all’art. 610 c.p., per i fatti di cui in narrativa e per tutte le eventuali altre fattispecie di reato ravvisabili nei fatti rappresentati.

Chiedo altresì ai sensi dell’art. 408, co. II, c.p.p., di essere informato circa l’eventuale archiviazione del procedimento, alla quale sin da ora ci si oppone, nonché, ai sensi dell’art. 406, co. III, c.p.p., di essere informato circa l’eventuale richiesta di proroga dei termini per le indagini preliminari.

Con riserva di costituirmi parte civile onde ottenere il risarcimento di tutti i danni subiti e subendi in conseguenza delle predette condotte.

Con riserva, altresì, di indicare ulteriori documenti e mezzi istruttori che si rendessero necessari ai fini dell’accertamento dei fatti denunciati.

Si indicano quali persone informate dei fatti: ________________ .

Si producono i seguenti documenti:

1) (produrre documenti a disposizione, ad es. il green pass, ricevute, contratti, registrazioni, fotografie; verbali, etc.)

Con osservanza.

Luogo e data

Firma __________

 

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